In palio ci sono le 26 speciali casacche natalizie preparate per l’intero organico nerazzurro e indossate in occasione di Atalanta-Juventus 2-2 del 26 dicembre scorso allo stadio di Bergamo nel primo “boxing day” della storia del calcio italiano. Il brano, infatti, tanto orecchiabile, quanto emotivamente evocativo, si configura, sin dalla sua genesi, come inno, piuttosto che come mera canzone, citando nel proprio testo concetti quali libertà, amore, famiglia, speranza, nonché generando associazioni di immagini con richiami al cielo, al mare, allo sventolio delle bandiere allo stadio. Il rapporto col tecnico ex-interista si conclude qui: nel 1989-1990 gli subentra Gian Piero Ghio, che guida il Mantova al quinto posto nel proprio girone, guadagnando l’accesso alla Coppa Italia maggiore. Per gran parte della propria storia, il Napoli non ha avuto un vero e proprio inno ufficiale o, meglio, nel corso degli anni, diversi sono stati i tentativi di introdurne uno da parte della dirigenza del club partenopeo, ma nessuno dei brani «calati dall’alto» è riuscito mai a fare presa sulla platea dei sostenitori della compagine napoletana. Miglior sorte ebbe, invece, un altro scugnizzo, dalle fattezze meno stereotipate e folcloristiche, introdotto su iniziativa della dirigenza del club, a metà degli anni ottanta, e noto come Gennarì.
In copertina, compariva il logo del club, nonché la neonata mascotte, alla quale era dedicato il secondo pezzo contenuto nel singolo. La panchina venne affidata a Giorgini che la stagione precedente arrivò secondo con il Brindisi nel girone C della Serie C2. Tra le più vendute spiccano anche quelle del Machester City, dominatore degli ultimi anni, del Liverpool, grande sorpresa degli anni ‘20 del secondo millennio. Gucci ha anche collaborato con Adidas su una collezione che includeva un paio di mocassini progettati per assomigliare a Copa Mundials. 17 gennaio 1979, il Comune di Firenze e la FIGC stipularono una convenzione con la quale il comune acquisiva le aree necessarie per l’ampliamento, in adiacenza al CTF, cedendone alla Federcalcio il diritto di superficie in cambio della realizzazione di un impianto sportivo per il quartiere di Coverciano (i campi Romagnoli), oltre alla realizzazione di una nuova viabilità pubblica nella zona. Tre punti sopra la zona Play-out. Nella stagione 2017-2018 la neopromossa Fermana torna dopo un decennio in un campionato professionistico, disputando il girone B del campionato di Serie C, dove raccoglie 38 punti con il quattordicesimo posto finale. Si qualificò per la fase finale del Campionato europeo di calcio 1992 ma, nella primavera che precedette il torneo continentale, venne esclusa dalle competizioni internazionali organizzate dalla FIFA e dalla UEFA a causa della guerra scoppiata in seguito alle dichiarazioni d’indipendenza delle repubbliche di Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina.
Con centinaia di mercati di scommesse disponibili, dal vincente del torneo ai risultati delle singole partite e alle statistiche dei giocatori, ce n’è per ogni tipo di scommettitore. Nelle qualificazioni al campionato del mondo 1958, torneo in cui l’Italia non fu ammessa a seguito della sconfitta di Belfast, shop maglie calcio gli Azzurri indossarono come maglia una polo con colletto e un bottone. A. Toma fu Luigi Moro, in seguito sostituito dal capitano della squadra magliese Ernesto Toma. Allenata da Flavio Destro la squadra gialloblù disputa un ottimo girone di andata chiuso a 22 punti, nel girone di ritorno fa meno bene, senza però mai rischiare di essere risucchiata nella bassa classifica. Per completezza d’analisi, infine, non va dimenticata Napule è, successo del 1977 di Pino Daniele, intonata spesso nel corso degli anni dai tifosi allo stadio e che, dopo la scomparsa del cantautore napoletano, ha assunto la molteplice valenza simbolica di inno alla città, alla squadra e all’artista. Tali intrinseche peculiarità del pezzo, spinsero, nel 2004, lo stesso D’Angelo a chiedere ad Aurelio De Laurentiis di fare di Napoli l’inno ufficiale del club; ma la proposta non fu accolta dal presidente del sodalizio azzurro, che motivò la scelta evidenziando che, in un passaggio del ritornello, veniva citato e, dunque, celebrato un solo settore dello stadio San Paolo, la «Curva B»: «Nino, questo fatto della curva B divide, io ho bisogno di unire tutta la città intorno alla squadra».
Marco Azzi, Tutto lo stadio canta «Napule è». Ciò è particolarmente evidente se ci si riferisce all’ultimo caso citato: il testo originale de ‘O surdato ‘nnammurato, una delle più celebri canzoni in lingua napoletana, assurge a inno del Napoli in modo del tutto spontaneo. Circa dieci anni dopo, però, il presidente della società partenopea dispose effettivamente che fosse realizzato un inno ufficiale del Calcio Napoli, affidando all’artista Francesco Sondelli il compito di rivisitare ‘O surdato ‘nnammurato, classico della canzone napoletana: il brano prodotto, tuttavia, ebbe un’accoglienza estremamente negativa, venendo, così, maglia nuova della juve prontamente accantonato. I poco fortunati tentativi di creare un inno da parte delle varie dirigenze del club palesano una profonda dicotomia tra inni di natura ufficiale e inni di matrice popolare, cioè scelti motu proprio dai supporters, poiché espressione della loro passione e identità sportiva. Il vinile recava in copertina la dicitura «inno ufficiale dei tifosi del Napoli», oltre allo stemma del club e ai volti di Omar Sívori, José Altafini e Cané, mentre il lato B conteneva «le interviste che il «mitico» giornalista Gino Palumbo fece a Pesaola, Fiore, Juliano, Sivori, Ronzon, Canè e Altafini».